Quodlibet
Figure e temi nell'architettura italiana del Novecento. Da Gigiotti Zanini a Vittorio Gregotti
di Giorgio Ciucci
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 318
Il volume presenta un'originale storia dell'architettura italiana del Novecento organizzata non secondo periodi storici o categorie stilistiche, bensì attraverso quattordici figure emblematiche di questa disciplina, rappresentative di linee di pensiero diverse che, una volta annodate, restituiscono un quadro variopinto, conseguenza della grande varietà di scuole regionali e di idee contrapposte. Le figure sono sia di estrazione provinciale (Gigiotti Zanini, Ettore Sottsass sr, Cesare Cattaneo, Gustavo Pulitzer Finali), sia attive in grandi centri (Giuseppe Terragni, Adalberto Libera, Ignazio Gardella, Federico Gorio, Luigi Figini e Gino Pollini, Luigi Cosenza, Gio Ponti), sia dei solitari (Lina Bo, Giancarlo De Carlo), sia dei grandi accentratori (Vittorio Gregotti). I saggi a loro dedicati però restituiscono i differenti contesti delle loro opere, contesti anzitutto intellettuali. È così che un tema di storia dell'architettura può sfociare parimenti nella storia della cultura in generale, come nota la curatrice Guia Baratelli, sottolineando in particolare il tema dell'«allografia» quindi del superamento di ogni individualismo. Del resto, come rimarca l'autore, essendo l'architettura anche «un'arte oramai indissolubilmente legata all'ingegneria, al calcolo, agli impianti, ai prodotti della tecnica, essa diviene opera collettiva, aperta agli apporti d'ogni genere e ai contributi d'ogni derivazione». La chiarezza stilistica di Giorgio Ciucci e la sua equanimità cosmopolita - agli antipodi della «storia scritta con il pugnale» di Bruno Zevi - sono dunque un prezioso resoconto per nulla manualistico perché procede attraverso biografie anziché per categorie: dopotutto, come suggeriva Eugenio Garin, «le idee camminano sempre sulle gambe degli uomini».
L'ansia e la grazia. L'arte a Roma negli anni Cinquanta
di Fabrizio D'Amico
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 222
"L'ansia e la grazia" raccoglie una selezione di testi sull'arte a Roma negli anni Cinquanta, ambito di ricerca che Fabrizio D'Amico ha vivificato e in parte avviato in prospettiva storiografica scrivendo, a partire dalla fine degli anni Ottanta, fondamentali e pionieristici contributi su artisti come Toti Scialoja (al quale ha dedicato una delle prime monografie e numerose mostre - imprescindibili momenti di studio della sua pittura), Achille Perilli, Afro Basaldella, Giulio Turcato, Antonio Corpora e Antonio Sanfilippo, del quale ha altresì curato, con Giuseppe Appella, il catalogo ragionato dei dipinti. Con lo sguardo sempre ravvicinato sull'opera, D'Amico mette in luce la centralità di Roma nella nuova geografia artistica postbellica, le dinamiche degli scambi transatlantici, ma anche le resistenze legate alle feconde connessioni mitteleuropee.
Giornale di pittura
di Toti Scialoja
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 628
Il "Giornale di pittura" di Toti Scialoja, redatto tra il 1954 e il 1964, è un laboratorio febbrile di idee, una cronaca esuberante delle esperienze a tutto campo di un inquieto sperimentatore, nel quale riflessione critica, prassi artistica e vita sono inscindibilmente legate. Apprezzato come poeta da lettori sensibili quali Giorgio Manganelli e Giovanni Raboni, che lo ha definito «il talento poetico più originale e compiuto rivelatosi in Italia nel corso degli anni Settanta e Ottanta», Scialoja è stato al contempo uno dei protagonisti dell'arte italiana del XX secolo, specie nell'ambito della dimensione gestuale e informale. Il "Giornale" documenta la fondamentale stagione della maturazione creativa, con i soggiorni a New York e a Parigi, il passaggio alla «pittura di gesto» e alla novità pittorica e insieme astratta delle «impronte», l'intenso colloquio e le amicizie con Brandi, de Kooning, Burri, Afro, Pasolini, Dorazio, Calder, Rothko, Cy Twombly. Sono pagine innervate con prepotenza dalla forza della vita e dell'arte, come se la chiave della creazione fosse tutta in questo passaggio: «Solo con il caldo, il caldo nel nostro corpo, si può ottenere di dipingere, di andare avanti. Ma quel caldo deve nascere dalla mente e dalla morte, deve esser calore di libertà, assolutezza morale, ragione profonda dell'essere». Il Giornale di pittura di Toti Scialoja si presenta qui per la prima volta in edizione integrale, fondata sugli originali dattiloscritti e manoscritti, fedele all'ordinamento predisposto dall'autore. Prefazione di Arnaldo Colasanti.
The Italian dream. L'Italia nello specchio della paraletteratura contemporanea
di Giacomo Agnoletti
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 272
L'apprezzamento per lo stile italiano ha valicato i confini del Food, Fashion, Furniture ed è visibile ovunque nella cultura globale. Ma come è nata, e perché si è diffusa, questa voglia di italianità? Questo libro cerca una risposta nella letteratura commerciale, «scoprendo» che è dagli anni Settanta che nel mondo si è sviluppata una vasta produzione culturale basata su trame e personaggi legati all'Italia. Tali opere, spesso ignorate o sconosciute nel nostro paese, hanno notevolmente contribuito alla creazione nell'immaginario globale del sogno della diversità italiana. Perché, anche in ambiti lontani dalla fiction, è questo che i prodotti italiani e le loro copie contraffatte vendono al pubblico globale: un sogno di alterità, un'effimera sensazione di sollievo rispetto all'assenza di progettualità che ci circonda, per la quale non sono pensabili alternative (Mark Fisher: «È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo»). Allora, a proposito dell'Italian Dream, forse proprio la paraletteratura può permetterci di afferrare, attraverso una visione del mondo sfrontatamente superficiale, le ragioni dell'innamoramento globale per il nostro paese.
Il filo e le tracce. Vero, falso, finto
di Carlo Ginzburg
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 408
Questo libro esplora il mutevole rapporto tra verità storica, finzione e menzogna attraverso una serie di casi. Contro la tendenza dello scetticismo postmoderno a sfumare il confine tra narrazioni di finzione e narrazioni storiche in nome dell'elemento costruttivo che le accomuna, il rapporto tra le une e le altre è qui visto come una contesa per la rappresentazione della realtà. Scavando dentro i testi, contro le intenzioni di chi li ha prodotti, si possono far emergere voci incontrollate: per esempio quelle delle donne e degli uomini che, nei processi di stregoneria, si sottraevano agli stereotipi suggeriti dai giudici. Nei romanzi medioevali si possono rintracciare testimonianze storiche involontarie su usi o costumi, isolando all'interno della finzione frammenti di verità: una scoperta che oggi ci sembra quasi banale, ma che aveva un suono paradossale quando a Parigi, verso la metà del Seicento, venne formulata per la prima volta esplicitamente. Realtà, immaginazione, falsificazione si contrappongono, s'intrecciano, si alimentano a vicenda. Gli storici, scriveva Aristotele, parlano di quello che è stato (del vero), i poeti di quello che avrebbe potuto essere (del possibile). Ma il vero è il punto d'arrivo, non un punto di partenza. Gli storici (e, in modo diverso, i poeti) fanno per mestiere qualcosa che è parte della vita di tutti: districare l'intreccio di vero, falso e finto che è la trama del nostro stare al mondo.
A regola d'arte. Storia e geografia del campo letterario italiano (1902-1936)
di Anna Baldini
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 438
Questo libro disegna il panorama letterario italiano di inizio '900 come una storia di persone e delle loro traiettorie, ambizioni e creazioni. Protagonisti non sono solo scrittori canonizzati come Montale, Pirandello e Svevo, ma anche chi rimane spesso invisibile alla narrazione letteraria: editori e organizzatori culturali, traduttori e traduttrici, autori usciti dal canone come Bontempelli e Da Verona, Marinetti e Papini. Le loro relazioni danno vita a un intreccio di alleanze e conflitti che genera le regole dell'arte valide in un determinato periodo: cosa si deve e non si deve scrivere, se si vuole diventare un autore o un'autrice prestigiosi? Con quali criteri editori e critici valutano le opere letterarie? Quali generi sono praticabili, quali contenuti inaccettabili, quali forme accantonate come obsolete? Che cosa si importa dalle altre letterature, e perché? La battaglia sulle regole dell'arte dà forma a una geografia letteraria mobile, che fa perno sulle città - Firenze, Napoli, Roma, Milano, Torino e Parigi - che sono state luoghi di incrocio e snodo nelle traiettorie biografiche dei protagonisti del campo letterario italiano di inizio secolo.
Ricordi istriani
di Giani Stuparich
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 139
I Ricordi istriani, ultimo libro di Giani Stuparich, sono l'elegia di un mondo perduto. Usciti per la prima volta nel 1961, rievocano l'infanzia e l'adolescenza marina dello scrittore triestino: anni sereni di inizio Novecento, ancora esenti dai lutti, personali e collettivi, che il secolo avrebbe portato con sé. Capitolo per capitolo riviviamo anche noi le lontane estati in cui Giani e il fratello Carlo scoprivano le coste e i villaggi dell'Istria, imparando la pesca, i remi, la vela sotto la guida allegra del padre, originario dell'isola di Lussino. «Foglia gentile che galleggia sul mare», la terra narrata da Stuparich è innanzitutto un luogo di famiglia, dove i sapori della cucina della nonna si mescolano alla voce del padre, alle sue mille invenzioni per istruire e divertire i figli; ma è, insieme, un paese vitale, che ci passa davanti agli occhi con la libera luce del suo cielo. Il libro offre così uno spaccato della vita marinara e contadina dell'Istria, unendo alla felicità della memoria il racconto, di taglio quasi etnologico, di un mondo che gli avvenimenti della Storia hanno irrimediabilmente lacerato.
Il futuro dell'Europa e altri scritti
di André Gide
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 136
«Cosa sarà l'Europa di domani?»; questa è la domanda che attraversa i testi di André Gide (1869-1951) raccolti nel presente volume. Premio Nobel per la letteratura nel 1947, Gide ha segnato indelebilmente la storia letteraria e la cultura del Novecento, portando avanti, accanto all'attività di narratore, un intenso impegno di critico e commentatore della storia e della società del suo tempo, tanto che lo scrittore André Rouveyre lo definisce il «contemporaneo capitale» della sua generazione. Gli otto testi qui tradotti intendono illustrare la riflessione di Gide sull'Europa, che si sviluppa dall'inizio alla metà del Novecento e che raggiunge i suoi esiti più maturi tra le due guerre. Gide pensa l'Europa come un insieme di voci diverse che non devono rinunciare alla propria individualità ma, al contrario, esaltarla nell'armonia di un «concerto europeo». Per quanto legate al contesto storico, le sue considerazioni non hanno perso la loro attualità e la loro efficacia, e permettono ancora di interrogare il nostro presente.
Una cosa come questa potrebbe andare bene? Antologia della comunicazione futura
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 128
La comunicazione è sempre più ibrida e mutante. Ciò che fino ad alcuni anni fa erano definizioni chiare, ambiti professionali definiti, discipline consolidate sono oggi territori scivolosi e pericolosi. Assistiamo ogni giorno a veri e propri spillover concettuali che aprono nuove prospettive inaspettate. Cosa accade se immaginiamo una metamorfosi di quello che oggi è riconosciuto come un modello? Quello che in questo libro interessa mostrare è il germinare del possibile dal codice del presente, in alcune voci distopiche che sono futuri possibili della comunicazione. Un libro di testo piovuto dal futuro per aiutarci a comprendere il nostro tempo e a immaginarne di nuovi, più liberi e felici. Introduzione di Guido Tattoni.
Le shrinking cities nella Germania Est riunificata
di Kërçuku Agim
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 277
Il volume esplora il rapporto tra il fenomeno dello shrinking - ovvero della contrazione demografica e urbana - e la cultura progettuale spaziale. È un tema che ha avuto una fortunata stagione di studi, a partire dalle ipotesi su Berlino "arcipelago verde" di Oswald Mathias Ungers e Rem Koolhaas fino agli studi più recenti sulla decadenza e sulla rinascita di Detroit. I centri storici e le "città nuove" dell'ex Germania dell'Est, studiate in pionieristici saggi da Carlo Aymonino e dal suo Gruppo Architettura veneziano intorno al 1970, sono oggi completamente cambiate. L'analisi di Agim Kërçuku procede attraverso sei diverse "scene", che illustrano il modo in cui i piani, i progetti e le politiche si sono misurati con il fenomeno dello shrinking a partire dagli anni Novanta. Si tratta di una sequenza che tenta di individuare i caratteri principali, le dinamiche, le ragioni e le ambiguità delle trasformazioni della città nel corso di una lunga transizione. La prima scena racconta la demolizione e la trasformazione dei caseggiati di edilizia sociale a Leinefelde-Worbis. La seconda si confronta con le pratiche temporanee di appropriazione di edifici abbandonati a Halle-Neustadt. La terza scena mostra gli esiti di alcuni progetti di spazi verdi nei vuoti urbani di Lipsia. L'analisi della quarta situazione tematizza la scala del paesaggio, e illustra, nella Lausitz, gli straordinari sforzi di rinaturalizzazione di un territorio fortemente sfruttato dall'estrazione della lignite. La quinta scena si apre su Hoyerswerda, dove l'emigrazione della popolazione giovane e il progressivo invecchiamento di quella rimasta hanno portato a ridurre e demolire lo stock abitativo e l'infrastruttura sociale. La città doppia di Görlitz/Zgorzelec, nella sesta e ultima scena, affronta le politiche di ripopolamento che attraggono i pensionati "occidentali" nella città tedesco-polacca.
La tragedia di Amleto, principe di Danimarca. Testo originale a fronte
di William Shakespeare
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 477
Una delle opere più celebri e celebrate nel mondo. Ma la tragedia di Amleto è molto diversa da quella che in genere si legge: lunga com'è, è quasi sempre tagliata e le riduzioni ne favoriscono interpretazioni parziali. Questa nuova versione di Sergio Perosa con testo a fronte è completa, mantiene la distinzione fra versi e prosa, e mira a rispettare gli aspetti fonici, la complessità immaginativa e metaforica, la compressione e tensione del linguaggio di Shakespeare, che ha registri e toni diversificati per i vari personaggi, badando anche in italiano non solo al significato ma al significante: allitterazioni, assonanze, richiami interni, rime. O si fa parlare anche in italiano Shakespeare o non serve, conta la voce, la phoné: lo si traduce per la scena, non per la pagina. Un ampio complesso di Notazioni sulla tragedia, le sue fonti e imprestiti, sul'autore, il suo tempo e i suoi contemporanei, ne indirizza la lettura.
Anime primitive. Figure di celluloide, di peluche e di carta
di Alain-Philippe Michaud
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 264
Quindi è un libro di cinema? Non esattamente, o meglio, non soltanto, anche se tratta di immagini animate o di animazione. Parla piuttosto di disegno e di giochi, di trance, di sogno, di spettri, di unione e disgiunzione dell'anima e del corpo... Un libro di storia dell'arte, di antropologia, di filosofia? Non direi, anche se prendo a prestito concetti di queste discipline per raccontare una storia che in fondo è la storia di tutte le storie: quella della trasformazione del corpo in figura e della sua comparsa nella rappresentazione. Cerco le tracce di questo fenomeno nelle forme più disparate, dall'universo di Krazy Kat o di Little Nemo, al cinema burlesco o scientifico, dal tarantismo del Sud d'Italia alle mitologie indoamericane... E perché il titolo Anime primitive? Le anime primitive sono le anime separate, come lo sono le figure. Perché una figura appaia bisogna che un corpo scompaia: la figurabilità non è altro che il racconto di una separazione. È per questo che la questione della rappresentazione è così connessa al lutto e a sua volta il lutto ci rimanda sempre all'enigma della rappresentazione. «In L'anima primitiva, Lucien Lévy-Bruhl descrive i morti, o meglio i fantasmi, come degli esseri che somigliano ai vivi ma sono "incompleti e decaduti": al momento delle loro apparizioni hanno piuttosto l'aria di fantasmi o di ombre, anziché di esseri reali. Hanno un corpo simile al nostro, ma senza consistenza o spessore. Alla logica dell'essere si sostituisce quindi una logica dell'apparire: i ghosts sono figure persistenti che si caricano di un effetto di ritardo o di sospensione».