Libri di Emanuele Zinato
Per un dizionario critico della letteratura italiana contemporanea. 100 voci
di Romano Luperini, Emanuele Zinato
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2020
pagine: 292
Questo dizionario critico fornisce elementi essenziali per una conoscenza degli autori, dei movimenti, dei temi della letteratura italiana contemporanea. Non si tratta di semplici informazioni o di un neutro elenco di opere e di autori riscontrabili in ogni manuale o nel web. Il termine “critico” rinvia a una esigenza di rigore saggistico e metodologico e di scelte chiare di valore letterario. È dunque un’opera concepita “per tutti”, senza inutili specialismi, dagli studenti agli insegnanti, a qualsiasi persona di media cultura che voglia aggiornarsi. Nello stesso tempo, però, offre al lettore un’interpretazione critica e storica della letteratura dal primo Novecento a oggi, identificata nelle sue principali tendenze, dal modernismo all’iperrealismo dei nostri giorni, nei suoi autori più significativi, nei suoi temi più ricorrenti e caratterizzanti.
Le idee e le forme. La critica letteraria in Italia dal 1900 ai nostri giorni
di Emanuele Zinato
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2010
pagine: 239
La critica letteraria, accanto alla vicenda intellettuale, ha una propria evidente dimensione stilistica. Il libro traccia la storia della critica italiana per campioni, per linee e per funzioni, nella convinzione che alcuni dettagli significativi possano illuminare l'intero quadro. Mette a fuoco dunque le principali parole-chiave dei singoli critici e la capacità di argomentarle in rapporto alle idee: da Croce, Gramsci, Debenedetti e Contini a Pasolini, Calvino e Fortini fino all'odierna critica online. I termini "stili" e "forme" vanno qui intesi in senso ampio: dalle figure della frase fino ai registri espressivi e all'insieme delle procedure retoriche che caratterizzano la forza argomentativa di un critico. Non esclusa la questione dei diversi generi del discorso: la monografia, il saggio su rivista, l'intervento breve, la recensione, la stroncatura, le storie della letteratura, i manuali, i blog. Le forme e le idee costituiscono inoltre un campo di forze discorsive soggetto alle regole della riproduzione sociale. Nel corso del Novecento la critica passa dal prestigio alla fungibilità (che contraddistingue in ogni ambito i lavoratori della conoscenza) e alla conseguente autocoscienza della propria "crisi" e "responsabilità": il libro, perciò, considera gli ambiti dell'editoria, del giornalismo, della scuola e dell'università come gli scenari in cui hanno luogo i posizionamenti e le legittimazioni del discorso critico e la scelta dei destinatari.
Letteratura come storiografia? Mappe e figure della mutazione italiana
di Emanuele Zinato
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 238
I saggi riuniti in questo volume vertono sul rapporto fra letteratura e vita materiale italiana entro un arco temporale che va dal miracolo economico agli anni Zero del XXI secolo, riprendendo in ciò l'idea di letteratura come forma simbolica in grado di rappresentare sfere dell'esperienza inaccessibili alla storiografia. Il libro è diviso in due parti: la prima sezione affronta l'eredità di due laboratori del secondo Novecento (le riviste "Officina" e "Il Menabò") e contamina diversi approcci critici (la critica tematica, la teoria freudiana di Francesco Orlando, il materialismo ermeneutico di Romano Luperini). La seconda parte interroga invece alcuni maestri del Novecento che continuano a scrivere nel cuore degli anni Ottanta (Parise, Fortini, Primo Levi, Volponi, Morante, Sciascia) e quattro scrittori degli anni Zero (Affinati, De Signoribus, Di Ruscio, Sarchi) tra i molti a proprio modo all'altezza della tradizione e dell'eredità dei maestri. Tutti i testi presi in esame - questa almeno è la scommessa - rappresentano la mutazione italiana nei modi indocili con cui le opere letterarie sanno rispondere alle ulcerazioni della storia. La domanda del titolo, ripresa da un saggio di Enzensberger, intende dunque alludere alla questione del rapporto fra scritture d'invenzione e scritture veridiche, e (a monte del più schematico bivio tra fiction e non-fiction) fra opere e mondo.