Libri di P. Nasone Ovidio
L'arte di amare-Cosmesi del volto femminile-Rimedi contro l’amore
di P. Nasone Ovidio
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2023
pagine: 304
“Se fra il popolo qualcuno non conosce l’arte di amare, saggio diventi leggendo i miei versi, e ami così.” Una vera e propria didattica erotica. A questo sono consacrate le opere qui raccolte – l’Ars amatoria, il poemetto incompleto sui cosmetici femminili Medicamina faciei femineae e i Remedia amoris. Esse rappresentano anche, in un certo senso, un atto di ribellione nei confronti della politica augustea: in pieno contrasto con lo slancio moralizzatore e austero di Augusto, infatti, Ovidio si abbandona a un’indagine ardente e giocosa dell’erotico. Per l’imperatore l’amore era quello coniugale, che nulla aveva a che fare con la passione e molto con gli interessi economici o politici. L’amore cantato da Ovidio è invece un gioco che allieta la vita, e un’arte da apprendere con meticolosa dedizione. Il poeta si fa carico di insegnarla: suggerisce ai suoi allievi e alle sue allieve strategie e tattiche per ottenere il successo, che consiste nella soddisfazione del desiderio, scevra di complicazioni sentimentali. Con questo trittico di opere Ovidio assurse a nuova fama, fino a diventare il beniamino della società raffinata di Roma. Un trionfo che però lo avrebbe reso inviso all’imperatore e sarebbe stato causa della sua successiva caduta in disgrazia e della condanna al confino.
Chiedimi qualunque dono. Sei episodi delle «Metamorfosi»
di P. Nasone Ovidio
Libro: Libro in brossura
editore: Ponte alle Grazie
anno edizione: 2023
pagine: 160
Rinnovatrice, la natura scambia questa forma con quella; e nulla muore, credetemi, nell'universo intero.
Opere erotiche: Amores-Heroides-Medicamina faciei-Ars amatoria-Remedia amoris
di P. Nasone Ovidio
Libro: Libro in brossura
editore: UTET
anno edizione: 2023
pagine: 710
«Brucio di passione e nell'animo, rimasto senza altri sentimenti, regna solo l'Amore.» Così Ovidio inizia a cantare negli "Amores", destreggiandosi con i suoi precetti tra fedeltà, gelosia, frivolezza e volubilità, e lo fa con una tale leggerezza e maestria da rivoluzionare l'esperienza stessa dell'amore: nessun pathos e nessuno struggimento, amare è un passatempo in cui perdersi con distacco e ironia, con eleganza e malizia. Sempre sotto l'egida di Cupido, torna poi al tempo del mito, accarezzando con i versi delle "Heroides" le spine degli amori imperfetti e impartendo una lezione: l'amore devoto, soffocato dalla possessività e dalla nostalgia, è destinato ad appassire nell'infelicità di chi ama ciecamente. Per fuggire a questa sorte serve dunque padroneggiare l'"Ars amatoria", un armamentario di regole, un vero e proprio catechismo del corteggiamento: dai luoghi più appartati di Roma all'abbigliamento più adatto all'occasione, Ovidio si fa maestro dei numerosi aspetti da considerare per padroneggiare quest'arte. E se nell'ispirato prontuario non si dimentica di istruire le giovani amanti su come sedurre e ammaliare a loro volta, a loro sono dedicate anche le ricette dei Medicamina faciei, in cui il poeta le invita a esplorare l'arte della cosmesi. Infine, per tutti coloro che, pur avendo seguito i precetti, non sono stati corrisposti, i "Remedia amoris" costituiscono la cura efficace al "mal d'amore", così da spezzare le ferree catene di Cupido.
Le Metamorfosi di Ovidio
di P. Nasone Ovidio
Libro: Libro rilegato
editore: Garzanti
anno edizione: 2023
pagine: 840
Che cos'hanno da dire all'uomo del ventunesimo secolo le storie di Narciso che si consuma nell'amore di sé, di Aracne ragnificata per la propria superbia, di Dafne trasformata in alloro per sottrarsi alle brame di Apollo, di Mirra innamorata di suo padre e Bìblide di suo fratello, di Progne e di Medea che, assetate di vendetta, si fanno assassine dei propri figli? Perché dovrebbero interessargli «due alluvioni universali, una trentina di stupri e quasi altrettanti stupri mancati, più di un caso di transessualità, tre incesti e due tentati incesti, circa sedici fiumi innamorati, quattro isole e otto cani che cominciano con la lettera ‘L'… per non dire delle centinaia di alberificazioni, uccellificazioni, pietrificazioni, stellificazioni che si tamponano, si abbinano, si contaminano, si mescolano, si inquinano senza pudore» nelle Metamorfosi di Ovidio? Per rispondersi, l'uomo del ventunesimo secolo farà bene a sgranare gli occhi su questo libro e affacciarsi su una incredibile raffica di mutazioni, «scandite da scarti di timbro, aritmie, modulazioni, tracciate talora da un'ironia micidiale, sull'orlo talora del gossip; dove però ad ogni passo può spalancarsi il crepaccio della tragedia». Se saprà riconoscersi nel «delicato nonsenso» di essere sempre chi è diventando continuamente un altro, e nel suo segreto bisogno di incantesimi e di mostri, si potrà permettere l'indecentissima libertà di perdersi fra i dodicimila esametri di questo libro supremo, lasciandosi accompagnare dalla traduzione elegante e spericolata di Vittorio Sermonti, che non si vergogna certo di usare la lingua con cui pensiamo e parliamo noi italiani del ventunesimo secolo.
Le metamorfosi. Testo latino a fronte
di P. Nasone Ovidio
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 1472
"Nell’incipit delle Metamorfosi Ovidio dichiara con lucida concisione l’argomento del poema: «L’animo mi spinge a cantare le forme mutate in nuovi corpi...» Subito dopo, nel corso dello stesso v. 2, si saggia lo spettro semantico di mutare. Invocando l’ispirazione divina sui suoi progetti (coeptis) il poeta insinua, con un rapido slittamento metalinguistico («avete mutato anche quelli»), che di origine divina sia anche il mutamento della propria attività e della propria carriera poetica. Sarà bene ricordarsi di questo lampo polisemico, quando nel libro XV si approssima il termine del carmen perpetuum, che dai primordi del caos giunge fino all’impero di Augusto, e proprio la categoria del mutamento è collocata al centro del discorso di Pitagora, che ne fa il puntello di due forti posizioni ideologiche, tra loro collegate: la metempsicosi, o rinascita dell’anima dopo la morte novis domibus (XV, 159), cioè in un nuovo corpo, proprio come recitava l’incipit, e il vegetarianismo, misura prudenziale contro il rischio che il nuovo corpo sia quello di un animale. Ma nel potente respiro di un linguaggio indebitato con Lucrezio, ancorché divergente per molti contenuti, il principio che omnia mutantur (XV, 165) si allarga alla struttura globale dell’universo: nel tempo, inarrestabile come un fiume, cuncta novantur (XV, 185), a cominciare dall’alternanza tra notte e giorno e tra sole e luna e dalla successione delle stagioni, per poi proseguire con le epoche della vita umana, nel suo processo di sviluppo e successivo declino. (...) Non sembra ragionevole dubitare che il discorso di Pitagora costituisca nel suo insieme l’attribuzione di un senso unitario all’insieme delle metamorfosi della persona in animale, vegetale o minerale, che sono oggetto del discorso poetico, inquadrandole nel genere prossimo del mutamento; quello che manca è invece il riferimento alla differenza specifica, consistente nel fatto che, mentre il sistema descritto da Pitagora è governato da un ritmo fisiologico (o a questo assimilabile), che consente di trarre conseguenze certe da premesse dotate di valore complessivo, la trasformazione che i personaggi di Ovidio subiscono rappresenta una rottura, un evento inatteso e saliente rispetto a vicende di vita ordinaria, che viene spesso veicolato dal ricorrere della parola mirum, «che suscita meraviglia». Ciò potrebbe far pensare al profilo del poema come un insieme di situazioni polarizzate fra un linguaggio neutro, connettivo, interlocutorio o al massimo preparatorio, e un’esplosione di senso, o forse di nonsenso, un profilo piatto intercalato da punte che si ripresentano a intervalli non regolari. Quello che abbiamo di fronte nell’affascinante lettura è qualcosa di molto diverso, che fa onore alla definizione di carmen perpetuum: un’unità insieme fusa e fluida che fa appena avvertire le giunture episodiche, che scavalca con macro-enjambement la stessa partizione in libri, che esplora il gusto inesauribile del narrare in tutte le sue pieghe, comprese quelle ritagliate nelle scatole cinesi del racconto nel racconto. Credo che questo risultato discenda soprattutto dalla riduzione, o traduzione, della metamorfosi da alterità assoluta a un rapporto di mutua comprensibilità e comunicazione col quotidiano." (dall’Introduzione di Guido Paduano).
Le metamorfosi
di P. Nasone Ovidio
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 2015
pagine: 708
"La contiguità tra dèi ed esseri umani è uno dei temi dominanti delle Metamorfosi, ma non è che un caso particolare della continuità tra tutte le figure e forme dell'esistente, antropomorfe o meno. Fauna, flora, regno minerale, firmamento inglobano nella loro comune sostanza ciò che usiamo considerare umano come insieme di qualità corporee e psicologiche e morali [...] le Metamorfosi vogliono rappresentare l'insieme del raccontabile tramandato dalla letteratura con tutta la forza d'immagini e di significati che esso convoglia, senza decidere - secondo l'ambiguità propriamente mitica tra le chiavi di lettura possibili." (Italo Calvino)
Metamorfosi. Testo latino a fronte. Volume 5
di P. Nasone Ovidio
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2013
pagine: 446
Siamo, nella narrazione sinuosa di Ovidio, alla generazione immediatamente precedente quella della guerra di Troia. Dominati dal canto di Orfeo che ha perso Euridice, i Libri X-XII raccontano alcune tra le storie più belle di tutta l'opera, nella quale si fondono ora epica e storia mitica del mondo. E Orfeo stesso che si presenta agli Inferi reclamando la sposa uccisa dal morso di un serpente e che poi la perde per essersi voltato a guardarla mentre la conduce fuori dall'Averno. Fugge allora in luoghi remoti consolandosi col canto e narrando la storia di Ganimede. Da questa nasce quella di Giacinto, e poi quella di Pigmalione, che a sua volta fa emergere quella di Venere e Adone. E quando Orfeo viene fatto a pezzi dalle Baccanti, subito viene evocato Mida, e poi Esione, e quindi Peleo e Teti, i genitori di Achille. Allora prende il via la fondazione di Troia, e il racconto dell'immane guerra. In mezzo, ecco però la storia delicata e dolente di Ceice e Alcione: dell'uomo che, per consultare l'oracolo, s'imbarca, incontra una furibonda tempesta, annega; e della sposa che - avvisata da Morfeo nelle vesti del marito - vuole raggiungere il corpo di lui nel mare e si getta saltando dal molo.
Ars amatoria
di P. Nasone Ovidio
Libro
editore: Edizioni Accademia Vivarium Novum
anno edizione: 2010
Eroidi. Testo latino a fronte
di P. Nasone Ovidio
Libro: Libro in brossura
editore: Garzanti
anno edizione: 2006
pagine: XXIV-368
Nelle Eroidi, composte tra il 15 a.C. e il 5 d.C., ventuno eroine del mito classico – da Elena a Briseide, da Penelope a Didone – scrivono una lettera accorata e straziante al loro amato per convincerlo a non lasciarle. Di fronte a questi uomini lontani, insensibili e assenti, si stagliano con poetica drammaticità altrettante donne poste di fronte a un destino che si compie loro malgrado. Ogni epistola è un componimento a sé stante, eppure, lette d'un fiato, tracciano tutte un meraviglioso ritratto collettivo dell'universo femminile, indagato con sorprendente profondità fino nei recessi più oscuri dell'anima, dove risiedono le spinte primigenie dell'amore.
L'arte di amare
di P. Nasone Ovidio
Libro
editore: Rizzoli
anno edizione: 1998
pagine: 176
L'amore è una tale gioia, perché privarsene? È un invito gaudente quello di Ovidio, che con squisita grazia scrive un intelligente breviario di seduzione proponendosi di guidare i più giovani e inesperti lungo il percorso che li condurrà a padroneggiare la più sottile delle arti. Idolo dei circoli mondani della Roma elegante che contava, poeta di enorme successo, Ovidio scrisse "L'arte di amare" agli inizi dell'era volgare. Nei suoi versi rivive la Roma raffinata delle feste, del passeggio nel Foro, ma anche la Roma dei piaceri occulti e dell'intimità piccante. Ode alla passione erotica ma soprattutto al brivido della conquista, gioco dei sensi e dell'intelligenza, il poema costò al suo autore l'esilio per immoralità, consacrandolo al contempo alla fama immortale.
Epistulae ex Ponto. Lettere dal Ponto. Testo latino a fronte
di P. Nasone Ovidio
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
Composte durante l'esilio sul Mar Nero negli ultimi anni della propria vita, le Epistulae ex Ponto sono quarantasei lettere in distici elegiaci indirizzate da Ovidio alla moglie, ai famigliari, agli amici o a personaggi influenti della Roma augustea, perché si adoperino per farlo rientrare in patria. Tutta l'opera è pervasa da una straordinaria complessità di sentimenti nei confronti del potere, adulato e smascherato insieme, ma anche degli amici, soprattutto poeti, e di se stesso. Modello per altri autori che conobbero l'esilio, da Seneca a Brodskij, i versi delle Epistulae contengono un denso nucleo di irrisolta umanità, nel quale ogni lettore finisce per ritrovare un'immagine di sé.